Un lungo viaggio sui luoghi del protagonista e in tanti archivi d’Italia, pubblici e privati, animato da grande passione, che è sempre il motore inarrestabile di ogni ricerca storica destinata a lasciare il segno. Nicola Coccia conferma di essere una volta di più giornalista di razza nel suo libro «L’arse argille consolerai. Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti» (Ets, 300 pagine, 15 euro). Oltre che una miniera di fatti di storia contemporanea autentica, è una lettura entusiasmante alla scoperta della genesi del capolavoro assoluto della letteratura italiana del ’900, Cristo si è fermato a Eboli, l’unica opera che descrive compiutamente l’esperienza del confino di un antifascista (ad Aliano, in Basilicata), scritto da quel Carlo Levi di cui Coccia è diventato uno dei principali studiosi.

A portare l’autore in Valdinievole ci sono due motivi. Il primo è l’invito del Rotary Club Pistoia-Montecatini presieduto da Umberto Grieco per un’ottima serata culturale all’Hotel Belvedere (a introdurre l’ospite è stata Beatrice Chelli). Il secondo è un aspetto finora sconosciuto e di innegabile interesse: il capolavoro di Levi nacque nella casa fiorentina di Anna Maria Ichino, la cui madre era di Vangile. I suoi nonni e bisnonni erano stati eletti o nominati sindaci e podestà diMassa e Cozzile a più riprese dal 1877 al 1930.

La sua educazione politica di antifascista risale al 1925, quando i fascisti aggredirono Giovanni Amendola a Montecatini, abbandonandolo vicino a La Colonna di Pieve a Nievole. Amendola morì l’anno successivo per le gravi ferite riportate. E’ nella casa della Ichino – cui recentemente è stata intitolata una piazzetta presso gli Uffizi – trasformata in un centro clandestino del Cnl, che Levi scrisse Cristo si è fermato a Eboli, che Anna Maria Ichino poi ricopiò con la macchina da scrivere dal testo originale a matita. Dal libro di Coccia emergono con vivida efficacia anni bui e al contempo gloriosi dell’Italia che lottava per la libertà e per ideali che oggi ci appaiono spesso lontani. Un libro importante di uno scrittore che – va sottolineato – è stato per tanti anni giornalista di punta a La Nazione.
Marco A. Innocenti
(da La Nazione del 17 Aprile 2018)

Nel libro di Coccia le radici valdinievoline del capolavoro di Carlo Levi

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